Complici, ironici, fuori dalle righe, avventurosi, (anche un pò pazzi) di una simpatia travolgente. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono in mente pensando a Laura ed Enrico.
Il pomeriggio trascorso assieme esplorando la ex-colonia Devoto e cogliendo l’occasione per scattare fotografie in una location decisamente fuori dall’ordinario è stato a dir poco avventuroso, ma assolutamente stimolante e divertente.
Nel mezzo di una foresta di faggi lungo le pendici del monte Zatta, si erge un imponente edificio di 5 piani, la ex colonia Devoto. Utilizzato come centro di vacanza per i bambini dagli anni 30 agli anni 70 e convertito poi, per un certo periodo, in un centro di recupero per tossicodipendenti si trova in uno stato di completo abbandono da tantissimi anni ormai. Nomi e le leggende da brivido circolano attorno a questo edificio. Entrando si respira un’aria un pò inquietante in effetti. Senza conoscere nulla della storia di questa colonia, (ho scoperto in un secondo momento che è stato effettivamente anche un sanatorio prima di essere definitivamente abbandonato). la mia sensazione è stata più di trovarmi all’interno di un vecchio ospedale piuttosto che dentro una colonia, forse per le dimensioni veramente imponenti di alcune stanze, per questi lunghi corridoi.
Ammetto di aver provato una sensazione di disagio in qualche momento, soprattutto all’inizio. Se non fosse stato per la simpatia e l’allegria di Laura ed Enrico, penso che, da sola, non sarei restata dentro molto a lungo, nonostante la luce che entrava da queste finestre rotte fosse veramente incredibile e perfetta per scattare delle gran belle fotografie.
Superato il primo momento di inquietudine, rapita dai racconti sulla colonia (è stato proprio Enrico a suggerire di venire quassù per la nostra sessione fotografica essendo per lui un luogo speciale, visto che da bambino ha trascorso alcune estati qui in colonia, e ne conserva ancora un bel ricordo) ho cominciato a scattare, a giocare con loro e con quella luce magnifica.
Quando comincio a fotografare mi dimentico di tutto. L’entusiasmo prende il sopravvento su ogni cosa.
Enrico conosceva molto bene l’edificio e si ricordava perfettamente dov’erano i dormitori, le stanze in cui giocavano e la cucina. Ci ha mostrato lui le stanze più interessanti dell’edificio.
Mi sono divertita un sacco, grazie soprattutto a questa fantastica coppia, unita, complice, spiritosa e con uno spirito di iniziativa difficile da trovare, con cui mi sono trovata a mio agio da subito. Per nulla intimiditi di fronte alla macchina fotografica hanno semplicemente giocato con me. Come faccio sempre, ho detto di essere semplicemente sé stessi, di comportarsi naturalmente, di fare tutto ciò che gli andava.
Si sono presi in giro, si sono cercati, si sono messi in gioco completamente.
Io mi sono limitata ad assecondare la loro fantasia e a seguirli dentro e fuori la colonia. La faggeta in cui si trova l’edificio è un luogo splendido (purtroppo gli alberi erano ancora spogli quando siamo andati noi, ma immagino che in estate e soprattutto in autunno, questo luogo sia semplicemente unico e superbo da fotografare).
Nel raccontarvi della Colonia ho dimenticato di parlarvi della parte più avventurosa del nostro “viaggio” che ci ha condotto fino alla colonia: la strada sterrata che abbiamo percorso con l’auto si trova in uno stato disastroso, probabilmente rovinata dalle abbondanti piogge di questo inverno.
Mi sento di dire che è impercorribile per i “comuni mortali”, almeno che non abbiate un 4×4 e siate piuttosto svegli ed abili nella guida.
Noi l’abbiamo percorsa con una macchina normalissima in realtà, ma io le foto della strada le ho scattate e ve le mostro. Vero che non ho esagerato? Voi l’avreste percorsa con l’auto?
Enrico e Laura erano così tranquilli e sicuri del fatto loro che hanno fatto stare tranquilla pure me.
Se qualche curioso volesse arrivare fino alla colonia, consiglio di percorrere l’intera strada sterrata a piedi, godendovi la bella passeggiata dentro la faggeta.
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