Non credevo che sarebbe stato cosi difficile mettere insieme pensieri, sensazioni ed emozioni per potervi raccontare la settimana trascorsa a Bragg Creek; riuscire a farvi percepire la bellezza e la profondità dell’esperienza che ho vissuto al Folk Tree Lodge con le splendide persone che ho conosciuto in quella breve, ma intensissima settimana.
Eppure dentro di me è tutto così chiaro, limpido. Non c’è niente da capire, da decifrare. E’ solo il linguaggio e ancor più la scrittura a complicare le cose, mettendo come una barriera tra le mie emozioni, tra tutto quello che col cuore vi vorrei raccontare istintivamente, senza filtri, come un fiume in piena, senza dovermi preoccupare della forma, di tradurlo cioè in un Italiano comprensibile e possibilmente corretto.
Il problema, questa volta, è che ho davvero tante cose da dire e da raccontare, forse troppe ed è difficile sintetizzarlo in poche righe.
Ho scritto, cancellato e ricominciato questo racconto più volte. Sarà la volta buona oggi?
Riuscirò a dare una forma ai miei pensieri e alle mie emozioni?
Staremo a vedere.
Me lo direte voi, se avrete voglia di leggere questa mia prima parte di racconto un pò confusionario, se sarò stata in grado di esprimermi chiaramente.
Ho deciso di sorvolare un attimo sul come sono arrivata a conoscere questo posto, perché l’argomento meriterebbe un articolo a parte; probabilmente scriverò qualcosa di dedicato non appena troverò un pò di tempo.
Per ora vi dò quindi solo qualche informazione, che magari potrà essere utile a qualcuno che sta leggendo proprio in questo momento, senza soffermarmi troppo a spiegarvi di cosa si tratta.
Ho scoperto il Folk Tree Lodge tramite il portale workaway.info
Se non lo conoscete già andate a curiosare… Che opportunità incredibili ci sono oggi, davvero infinite.
Allora vediamo di non perdere il filo e proseguiamo con il racconto. Che cosa sono andata a fare al Folk Tree Lodge? Chi mi conosce personalmente, magari avrà notato che, mentre mi trovavo in Canada ho postato qualche video mentre suonavo il pianoforte con una bambina… o di due ragazzi mentre cantano suonando la chitarra.
Ma dov’ero? che cosa stavo facendo?
Il mio viaggio in Canada è nato da un bisogno, quello di prendermi un pò di tempo me stessa, per fare un viaggio da sola, per mettermi alla prova, un viaggio che non avesse come scopo solo quello di visitare, da turista, un posto bellissimo e lontano, ma soprattutto il desiderio di mettermi in gioco e di vivere un’esperienza diversa, di condivisione con altre persone.
A 40 anni ho deciso di voler viaggiare per conoscere persone e realtà nuove e diverse dalla mia ed ho scelto quindi di partire, anche se per un periodo davvero breve, come workawayer.
Viaggiare con workaway non è solo un modo di risparmiare un pò di soldi ma è un’opportunità incredibile per entrare a contatto con la cultura locale del paese che visiti. Hai la possibilità di imparare cose nuove, di vivere con la famiglia che ti ospita: spesso incontri persone che provengono da ogni parte del mondo con il loro bagaglio di esperienze e di vita e con cui hai la possibilità di confrontarti.
Si condividono spazi e cibo, ma non solo. Si condividono anche esperienze e conoscenze. tutti possono imparare qualcosa dagli altri ed insegnare qualcosa a propria volta.
E’ quindi soprattutto una bellissima esperienza di condivisione.
Quella al Folk Tree Lodge è stata la mia prima esperienza come workawayer; forse non va sempre così, non posso sapere se l’esperienza che ho vissuto con questa famiglia e le persone che ho conosciuto è la normalità, se va sempre così; posso solo raccontarvi la mia di esperienza, posso solo dirvi che fin dal primo momento sono stata accolta come un membro della famiglia, mi hanno fatto sentire a casa.
Certo le mie abitudini di vita sono molto diverse in Italia, ma l’amore, l’autenticità, la semplicità (nell’ accezione più positiva del termine) e la generosità con cui sono stata accolta mi hanno fatto sentire subito a mio agio, nonostante mi sia trovata a vivere in maniera completamente diversa da quella a cui sono abituata.
Appena arrivata con la macchina, non era neanche ancora scesa e ho visto Naomi, dal finestrino che si è avvicinata sorridendomi. Sono scesa e mi ha abbracciata calorosamente, invitandomi ad entrare e a conoscere il resto della sua famiglia così come le altre persone presenti in quel momento
C’erano tantissime persone quel primo giorno. Quando sono entrata in casa adulti e bambini stavano consumando il pranzo tutti assieme attorno ad un tavolo cantando una bellissima canzone.
Si trattava di una canto di ringraziamento alla terra per il cibo ricevuto, cibo che si augura per tutti i propri cari e per l’umanità così come la pace e l’amore.
Di quel primo giorno, ricordo i tanti sorrisi che ho ricevuto, l’odore speziato del cibo indiano che avvolgeva tutta casa, le mille emozioni che ho provato, la confusione, (saremo stati in 15 in 30 mq) i balli ed i canti al tramonti nel prato, l’adrenalina e al tempo stesso la stanchezza. Quel primo giorno non sono riuscita a ricordarmi nessun nome tranne quello di Naomi e di Spencer (con cui mi ero scritta via mail)
Quel primo giorno ho capito subito che ero capitata in un posto speciale dove avrei trovato molto di più di quanto stavo cercando. Ho conosciuto persone dal cuore grande e puro, dai grandi ideali, ma soprattutto con grandi e ambiziosi progetti di solidarietà e condivisione (che sono certa riusciranno a realizzare molto presto) che mi hanno accolto come una persona di famiglia e che in questa settimana trascorsa insieme hanno condiviso con me il loro sapere e la loro filosofia di vita.
Quel primo giorno ho scoperto di essere arrivata nell’ultimo giorno di un workshop di consapevolezza tenuto da Mahendra, il marito di Naomi, nonché proprietario del Folk Tree lodge.
Sapevo che Mahendra era Indiano. L’avevo letto nel profilo del sito ed ammetto che è stato uno dei motivi che mi ha fatto scegliere istintivamente questo posto. Ero certa che avrei trovato un ambiente culturale interessante, stimolante e variegato. Un pò di India, di Canada… di Europa.
Quel primo giorno, ho conosciuto anche i meravigliosi bambini di Mahendra e Naomi, Spencer che gestisce i lodges e gli altri volontari: Pablo dal Cile (che è poi partito 4 giorni dopo il mio arrivo), Clemence, (che è diventata la mia compagna di stanza per alcuni giorni) dalla Francia, Barbara dalla Repubblica Ceca, Lucas dalla Spagna e André dalla Germania.
Forse per il momento dovrei fare una pausa e lasciarvi con qualche immagine.
Proseguirò presto con il racconto perché devo ancora spiegarvi cosa fanno e come si vive al Folk Tree lodge.
Vi devo raccontare dell’indimenticabile giornata trascorsa tutti assieme al lago Louise, Morraine, del Trekking al Lago Agnes, dei progetti di Mahendra, delle foto che ho scattato alle spendide e preziose sciarpe di seta fatte a mano. Vi devo raccontare di come Naomi e Mahendra educano i loro figli e si occupano della loro istruzione a casa, con un metodo che non ha niente in comune con quello insegnato a scuola. Vi devo raccontare delle partite ad Uno con Sesona e le serate trascorse a suonare il pianoforte e la chitarra o anche solo a parlare e a confrontarsi tutti assieme. Vi devo raccontare della cena attorno al fuoco sotto un cielo stellato, del senso di malinconia che ho provato gli ultimi due giorni trascorsi li, quando sapevo che era ormai giunto il momento di ripartire.
Vi devo raccontare del nodo in gola che avevo l’ultima sera, quando come di consuetudine al Folk Tree Lodge quando qualcuno se ne va, ho ascoltato, uno ad uno i ragazzi che mi salutavano e mi dicevano come era stato trascorrere assieme quella settimana con me
Insomma… ho praticamente ancora tutto da raccontarvi.
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